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Tratto da "Un uso qualunque di te"
pag. 100
<<Rimasi immobile e anche allora cercai un punto fisso per non perdere l’equilibrio.
Sorrisi meccanicamente, incrociai le sue pupille e mi
accorsi che stavano tremando, gli accarezzai una guancia e con la freddezza di un sasso in uno stagno pronunciai:
«Anch’io», poi serrai le labbra per paura di aggiungere
altro. Lui sorrise e mi attirò a sé con forza.
Iniziai a sanguinare senza ferite.
«Ora andiamo, ci aspettano» e mi superò con uno
scatto dandomi un bacio sulle labbra chiuse.
Io strinsi il tubo di metallo gelido al quale mi ero
appoggiata e sentii che qualcosa stava rovistando dentro
al mio stomaco.>>
Al suo risveglio,il sole doveva essere già sorto,o forse no: non sapeva dirlo con certezza poichè era sepolto sotto una coltre di rami pressochè impenetrabile. Infatti, non fu la luce a svegliarlo,ma una serie di ritmiche e veloci folate d'aria fresca che gli frustavano la faccia.
RispondiEliminaSi alzò a sedere e si guardò intorno. Non c'era anima viva.
Ho troppa immaginazione,pensò. L'importante è trovare Ivos.
Con questo pensiero si calò giù dall'albero e riprese la traversata della palude alla ricerca del nano. Sfinito dalla stanchezza,cadde in ginocchio dopo poche ore di marcia. Ancora una volta tornarono le folate d'aria,ritmiche e veloci.
Pag. 144
tratto da "Draconis Cor" di Alessia Piccolo